Martedì 23 settembre, nel Salone degli Specchi di Palazzo di Città, è stata presentata la stagione teatrale del Crest, intitolata Periferie: dieci spettacoli particolarmente rappresentativi della scena teatrale contemporanea si succederanno, fino all’11 aprile, sul palco dell’Auditorium TaTÀ di Taranto.
Nel corso della conferenza stampa, sono intervenuti il sindaco Piero Bitetti, il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio e la presidente del Crest, Clara Cottino.
Come spiegato da quest’ultima, quelli selezionati, sono allestimenti scenici che «indagano l’animo umano, le sue incertezze e le sue paure, le sfide e le sconfitte, le domande senza risposta […]. Storie tutte possibili oggi, che raccontano amori e passioni per l’altro o per il teatro, rimasto forse l’ultimo luogo dove sia lecito mostrare dubbi e fragilità».
Si parte il 15 novembre con Il tango delle capinere di Emma Dante, in cui Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco vestono i panni di due anziani coniugi che, come colpiti da un incantesimo, ripercorrono a ritroso i momenti più importanti della loro vita insieme.
Il 21 novembre, Tindaro Granata torna in scena con Vorrei una voce, monologo a più voci scandito dalle canzoni di Mina e risultato del laboratorio teatrale Il teatro per sognare, svolto con le detenute del carcere di Messina.
Sabato 6 dicembre è il turno di James di Licia Lanera che, attraverso una lente metateatrale, racconta gli interrogativi di chi non ha messo al mondo figli, approfondendo in particolar modo la posizione di coloro che, dedicatisi anima e corpo al mestiere del teatro, hanno dovuto sacrificare il resto.
Il 10 gennaio, Vladimir Luxuria porta in scena la sofferta storia della transessuale brasiliana Fernanda Farias de Albuquerque, la Princesa raccontata nella splendida canzone di Fabrizio De Andrè, dall’omonimo titolo.
La sera del 24 gennaio, il collettivo Muta Imago, attraverso la sua particolare visione, affronta la solitudine delle tre sorelle (lo spettacolo è intitolato, appunto, Tre sorelle), protagoniste dell’omonimo testo di Anton Cechov.
Con Grazie della squisita prova (una citazione-omaggio a Leo De Berardinis), il 7 febbraio va in scena un interessante confronto generazionale sul mestiere del teatro: da una parte, la saggezza e l’esperienza di Enzo Vetrano e Stefano Randisi, dall’altra, l’estro giovanile di Nicola Borghesi.
Sabato 21 febbraio, Giacomo Costantini porta in scena insieme al Circo El Grito L’uomo calamita, una drammaturgia originale che mescola storia e fantasia: ambientato nel 1940, lo spettacolo racconta la fuga di una compagnia circense perseguitata dal regime nazifascista, con l’aiuto di una bambina.
Il 14 marzo, Lino Musella interpreta i sonetti shakespeariani nella traduzione di Dario Jacobelli in L’ammore nun’è ammore.
Chiudono la stagione, due spettacoli tratti dai testi di due autori di grande valore, scomparsi prematuramente: il 27 marzo, Valentina Picello porta in scena Anna Cappelli di Annibale Ruccello, racconto della progressiva discesa verso la follia della protagonista; sabato 11 aprile, invece, la stagione si chiude con 4 5 6 di Mattia Torre che, ambientato in un interno domestico e squallido, racconta con umorismo tagliente una famiglia oppressa da un padre autoritario, tra sogni mai realizzati e piccoli drammi quotidiani.

Anche quest’anno la proposta del Crest si arricchisce con Favole & Tamburi, la stagione di spettacoli dedicata alle famiglie. L’edizione 2025-2026 si apre il 9 novembre con una nuova produzione della compagnia tarantina: Ninì e la balena, spettacolo di Michelangelo Campanale ispirato al mito di Moby Dick di Herman Melville, riletto attraverso lo sguardo poetico di Luis Sepúlveda.
Il secondo appuntamento è previsto per il 16 novembre con Toc Toc, della compagnia La Luna nel letto: in una notte silenziosa e stellata, Deda, un’esploratrice solitaria, incontra Nana, la sorellina appena arrivata. Tra giochi, conflitti e paure, le due bambine imparano a riconoscersi e a crescere insieme come sorelle.
Il 30 novembre è la volta di 1, 2, 3… Cantate con me!, spettacolo musicale della storica compagnia romana Teatro Verde. Pensato per i più piccoli, alterna canzoni, storie e filastrocche suonate dal vivo con l’ukulele e la chitarra di Diego. Personaggi buffi, come una pecora petulante e un cavallo cantante, coinvolgono il pubblico tra risate, canti e balli.
Una proposta decisamente originale arriva il 6 e 7 dicembre con Hamelin, della Factory Compagnia Transadriatica, Premio Eolo 2023. Si tratta di un’esperienza immersiva, pensata per pochi spettatori alla volta, in cui il regista Tonio De Nitto rilegge la fiaba del Pifferaio magico come metafora del potere dell’arte.
Il 14 dicembre chiude il programma del 2025, un’altra creazione del Crest: Arianna nel labirinto, con Michele Cipriani e Arianna Gambaccini. Liberamente ispirato alla mitologia greca, lo spettacolo è una favola comica e visionaria che invita ad affrontare le paure attraverso creatività e immaginazione, come fece Teseo nel celebre mito.

Il nuovo anno si apre il 6 gennaio con Soqquadro, della compagnia genovese Teatro del Piccione che racconta il viaggio onirico di Alba e Aldo in un mondo capovolto e meraviglioso. Un invito a riscoprire la libertà e la sorpresa dell’infanzia, oltre l’ordine imposto dal mondo adulto.
Si prosegue il 18 gennaio con Nel ripostiglio di mastro Geppetto, riscrittura del Pinocchio di Collodi, a cura della compagnia Armamaxa.
L’1 febbraio, Tutto cambia! Il bruco e la farfalla e altri racconti, produzione di Teatro Gioco Vita, affronta il tema della metamorfosi come elemento centrale nella nostra vita.
Il 22 febbraio arriva La bella e la bestia, classico firmato dalla compagnia Il Baule Volante: attraverso la celebre fiaba si riflette sull’importanza della diversità e sulle radici della cattiveria umana.
Chiude la rassegna, l’8 marzo, Cenerentola 301 della compagnia pugliese Burambò, una delle realtà più significative del teatro ragazzi contemporaneo.
Una stagione ricchissima, dunque, destinata a un pubblico ampio e variegato che dimostra quanto il Crest costituisca un baluardo del teatro di ricerca qui, a Taranto. Un centro culturale da valorizzare e proteggere.
