A Taranto la democrazia che latita. O no?

Molte le polemiche sulla decisione del nuovo Consiglio comunale di contingentare l’ingresso alla seduta del 30 luglio in cui si deciderà se approvare o meno l’Accordo di Programma sul futuro dell’ex Ilva

Accesso contingentato al Consiglio comunale che il prossimo 30 luglio (inizio alle 9) si riunirà per discutere dell’Accordo di Programma proposto dal Governo per la decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto. La soluzione individuata dal Comune, dopo una consultazione con i capigruppo, è stata quella di consentire l’accesso a circa 30 persone dividendole tra organizzazioni sindacali, associazioni ambientaliste, rappresentanze di Asl Taranto e Arpa Puglia e degli stakeholder del territorio.

Naturalmente, le polemiche si sono scatenate non appena è stata ufficializzata la scelta. Anche perché alcuni consiglieri comunali non l’hanno affatto gradita, proponendo invece che la riunione si svolgesse in piazza, consentendo così ai cittadini di potervi assistere. Una sorta di democrazia partecipata, se si vuole. Alla luce del sole. Fosse stato approvato, per la prima volta a Taranto i cittadini sarebbero stati messi in grado di seguire direttamente la discussione, ipotizzandola accesa vista l’importanza dell’argomento.

PERCHE’ SI’ – In piazza, o come qualcuno ha suggerito al teatro Fusco, l’assistere al Consiglio Comunale avrebbe rappresentato un punto alto di democrazia, la reale possibilità di partecipare, se non del tutto direttamente, a una discussione strategica per il futuro dello stabilimento siderurgico (semmai non fosse stato già deciso, come siamo convinti…) e quindi della città. Quindi, una bella sfida ma anche una prova indiscutibile sul senso di democrazia dei cittadini.

PERCHE’ NO – Taranto da almeno un decennio, se non proprio di più, ha perso il senso del confronto, del dialogo. Spesso il confronto si è trasformato in scontro, acuendo le già tante divisioni che caratterizzano il tessuto socio-economico. Qui vige la regola “o sei con me, o sei contro di me”. Non c’è possibilità di confrontarsi, magari discutere anche con toni accesi ma con l’obiettivo di giungere a una sintesi. E chi è contro diventa il ‘nemico’ da abbattere (in senso figurato, chiaro…), l’idea da distruggere, il pensiero da cancellare. E poi, siamo certi che un Consiglio Comunale in piazza avrebbe retto l’urto di probabili urlatori? Taranto sarebbe davvero pronta per assistere a una prova di democrazia partecipata di questo livello? Ci permettete seri dubbi?

NOTA A MARGINE – Nel calderone non va dimenticato che poco più del 50% dei tarantini si è recato alle urne nella recentissima tornata per eleggere il Sindaco e i rappresentanti in Consiglio Comunale. Chi ha snobbato – per vari motivi – le elezioni (e qui provochiamo di brutto!) avrebbe voce in capitolo alla pari di coloro i quali invece alle urne si sono recati?

ACCORDO DI PROGRAMMA – Giusto per concludere, e per ricordare su cosa si esprimerà il Consiglio Comunale, ecco un breve riepilogo sull’Accordo di Programma proposto dal Governo (fonte quifinanza.it). Il piano pensato dal governo, predisposto dai commissari straordinari, prevede un impianto produttivo da 8 milioni di tonnellate annue di acciaio, basato su quattro forni elettrici: tre a Taranto e uno a Genova. La roadmap punta a far ripartire i tre altiforni di Taranto già da marzo 2026, in attesa che la Procura dissequestri l’altoforno 1. Il ministro Urso ha spiegato che la progressiva sostituzione degli altiforni con forni elettrici si articolerà in tre fasi, da completare entro il 2033, e questo consentirà la dismissione degli impianti più inquinanti.

Due le opzioni sul tavolo: la prima prevede la costruzione a Taranto di tre forni elettrici e quattro Dri, da completare in otto anni; la seconda, senza Dri a Taranto, ridurrebbe i tempi a sette anni ma con minore capacità occupazionale.

I nodi sul gas e la nave di rigassificazione per alimentare gli impianti. Il fabbisogno di gas, stimato in oltre 5 miliardi di metri cubi l’anno, è un tema critico. Il Governo propone di ormeggiare una nave rigassificatrice nel porto di Taranto, ma la proposta è osteggiata dagli enti locali. Tra le alternative, la diga foranea, con un costo aggiuntivo di circa 400 milioni. Il ministro ha chiarito che la presenza o meno della nave influisce anche sulla gara: l’offerta di Baku Steel, attuale candidato, era stata formulata dando per scontata la disponibilità del rigassificatore, condizione che ora va esplicitata.

TUTTI A ROMA – Ricordiamo, infine, che il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, d’intesa con gli Enti locali, ha convocato per giovedì 31 luglio, alle 16.00, l’incontro conclusivo per la definizione dell’Accordo di Programma Interistituzionale. La riunione avrà luogo in presenza a Palazzo Piacentini, sede del Mimit. Alla riunione – in presenza, a Palazzo Piacentini a Roma, sede del Mimit – interverranno i rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, del Ministero della Salute e del Ministero dell’Interno, insieme a quelli della Regione Puglia, della Provincia di Taranto, dei Comuni di Taranto e di Statte, dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio – Porto di Taranto, nonché i commissari di Acciaierie d’Italia in AS e di ILVA in AS.

Author: Marcello Di Noi

Giornalista pubblicista da oltre 30 anni, è stato a lungo collaboratore del 'Corriere del Giorno', storica testata giornalistica tarantina purtroppo non più in edicola, occupandosi di Sport e principalmente del Taranto, oltre che di pallavolo, contemporaneamente scrivendo per 'La Gazzetta dello Sport'. Ha poi diretto il mensile di cultura e spettacoli free press 'PiGreco', per poi passare a dirigere il quotidiano TarantOggi. Successivamente ha diretto la testata on line 'CorrierediTaranto'.

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