Passeggiando a Taranto Vecchia

Il Santuario dei Santi Medici, nella città vecchia di Taranto

Si respira aria di cambiamento. Lento, inesorabile ma visibile. Peccato per i soliti ritardi nel recupero e valorizzazione di un patrimonio comunale inestimabile

Una semplice e piacevole passeggiata. Nulla di più. Perché le criticità sono note a tutti, ma la bellezza va scoperta di volta in volta. Questa è Taranto Vecchia. Questo è lo scrigno più prezioso di una città che soffre. Uno scrigno che non s’arrende al tempo e all’incuria. Anzi, orgogliosamente si ripropone e vuol dimostrare quanto la storia millenaria non sia solo immagine sfuocata nei secoli.

Ed è così che quando t’affacci a Taranto Vecchia e t’immergi nel dedalo di vie e viuzze, t’accorgi che qualcosa sta cambiando. È come brezza leggera, di tanto in tanto spira. E di tanto in tanto invece diventa turbine, quasi a voler spazzar via l’atmosfera bella che si respira.

Dalle Colonne Doriche lungo la striscia d’asfalto di via Duomo, che immagini invece come un tempo, quel basolato che affascinerebbe più che mai per una storia antica troppo spesso dimenticata. E ti chiedi perché ai piedi delle colonne siano seppelliti antichi reperti… Certo, ti riempiono d’orgoglio i locali sorti da meno di un decennio, frequentati da piccoli gruppi di turisti ma anche da tarantini. Certo, ancora, è assai piacevole ascoltare le note che giungono dal Conservatorio ‘Paisiello’. Così come il brulicare di studenti universitari che entrano ed escono dalla ‘Aldo Moro’.

Tutt’attorno le voci di chi nei vicoli ci abita da sempre, panni stesi com’è d’obbligo quando sei in un angolo di città così. Passeggi sereno, diciamolo pure. Ma anche un po’ arrabbiato, se si vuole. Perchè da un lato apprezzi gli sforzi di quanti credono nelle potenzialità di Taranto Vecchia. Dall’altro ti vien sconforto sui ritardi assurdi nel recupero di un patrimonio comunale senza eguali. T’infili verso piazzetta Monteoliveto ed è, forse, il simbolo del contrasto più assoluto: Sant’Andrea degli Armeni e il Santuario Madonna della Salute sono due meraviglie, deturpate però dall’infinito cantiere di Casa Paisiello. Ecco quel che ti rode dentro. Ancora oggi quel cantiere è fermo, dopo i soliti annunci farlocchi del suo termine. È come se Giovanni Paisiello fosse ancora figlio minore di Taranto, e quel cantiere è un cazzotto alla storia.

Una storia, per esempio, che resiste – seppur con forze in esaurimento – nell’Osservatorio Metereologico Geofisico ‘Luigi Ferrajolo’: un patrimonio infinito di dati scientifici che, sinceramente, andrebbe preservato, visto e considerato che invece questo presidio rischia i sigilli.

Nel frattempo, t’infili nel vicolo dov’è l’Arco Madonna del Pozzo. Restaurato negli anni, oggi è sede di un ritrovo per serate tra amici: funziona, è splendido e respiri quell’aria di rinascita vera, proprio come in altre città dove i luoghi antichi sono ben conservati e vivi. Ecco: quell’Arco è uno dei tanti segnali di una Taranto Vecchia che vuol vivere, vuol mostrare a tutti quant’è bella e che non ha nulla da invidiare ad altre realtà.

Passeggi e t’avvicini al Duomo. Quasi al suo fianco fervono i lavori (per fortuna) di recupero di Palazzo Troilo. Magari tra un po’ splenderà, magari sarebbe utile conoscerne la destinazione d’uso. E pensi, comunque, a Palazzo Carducci, il cui recupero – seppur finanziato – non s’avvia perché occupato (un po’ come la situazione di Palazzo De Bellis, prima recuperato e poi occupato): possibile non si riesca a stabilire un minimo di legalità? E il Duomo? Bellissimo, peccato per quel recupero di superficie laterale che stride con la sua storia.

Da qui scorrazzi nei vicoli, cerchi ipogei aperti: niente. Perché quelli comunali sono chiusi da tempo e soprattutto alcuni vandalizzati. E quelli privati hanno necessità di prenotazione. Però, piccoli slarghi e viuzze che conservano la millenaria storia di Taranto sono una bellezza unica. Piccole torri, portali di casate nobili, piazzette splendide al fianco certo di ruderi, palazzotti che, nonostante il tempo, custodiscono straordinarietà. Luoghi in cui non infastidisce – anzi – il tarantino che parla e urla il dialetto d’un tempo: musica, per chi sa ascoltarlo.

Un dedalo di vicoli, si diceva. Ed è così che t’inerpichi fra salti di quota e piazzette apparentemente impenetrabili, frugando superficialmente nella Storia di dominazioni straniere, simboli che lo dimostrano qui e là fra piccole torri, palazzotti, pareti. E giungi in via Garibaldi, sul Mar Piccolo. La pensilina liberty al fianco di Piazza Fontana è semi-occupata: bello sarebbe diventasse il mercato del pesce al dettaglio, oggi confinato più in su verso il Castello Aragonese nella piazzetta Sant’Egidio. Uno sguardo a Piazza Fontana, e anche lì ti rendi conto dei ristoranti e degli hotel e di un luogo pieno di storia: la fontana di Nicola Carrino, il ponte di pietra, la Torre dell’Orologio e sai che un tempo lì, in quella piazza, si commerciava.

Risali verso il Ponte Girevole, il water front – parte di esso – è negato per via dei lavori di riqualificazione, ripresi da qualche giorno dopo mesi e mesi di stop. Anche qui nuovi esercizi commerciali e anche qualcuno rinnovato: sfide al futuro che meritano applausi. E poi i purtroppo soliti contrasti: un’area destinata a nuova costruzione il cui cantiere è bloccato da un contenzioso, oltre al cemento dell’edificio di vico Novelune incomprensibile nel progetto contrastante con il contesto. Scuoti la testa. E prosegui in via di Mezzo e la scuoti ancora per la fatiscenza delle costruzioni e il poco decoro delle palazzine popolari, nonostante il sorriso anche qui di nuovi locali.

Torni in Piazza Castello e il sapore dolce di un tuffo nella storia supera di gran lunga il degrado. Con nota a margine: Taranto Vecchia è più pulita, più bella nonostante tutto. Se soltanto la sua storia fosse ascoltata da chi amministra, forse oggi il cambiamento sarebbe più celere. E, soprattutto, questo straordinario scrigno stupirebbe il mondo.

Author: Marcello Di Noi

Giornalista pubblicista da oltre 30 anni, è stato a lungo collaboratore del 'Corriere del Giorno', storica testata giornalistica tarantina purtroppo non più in edicola, occupandosi di Sport e principalmente del Taranto, oltre che di pallavolo, contemporaneamente scrivendo per 'La Gazzetta dello Sport'. Ha poi diretto il mensile di cultura e spettacoli free press 'PiGreco', per poi passare a dirigere il quotidiano TarantOggi. Successivamente ha diretto la testata on line 'CorrierediTaranto'.

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